Manfredo Bertini, "Maber"

di Giovanni Baldini, 14-7-2003, Creative Commons - Attribuzione 3.0.

Medaglia d'Oro al Valor Militare, alla memoria

Manfredo Bertini fu tra i primi a Viareggio ad organizzare importanti azioni per la lotta armata contro i nazifascisti. Con la collaborazione di un gruppo di amiche ideò il lungo viaggio di Vera Vassalle che portò alla creazione di "Radio Rosa".

Di spirito ironico e sarcastico anche nei momenti critici riuscì più volte a ingannare i nazifascisti per la naturalezza con cui raccontava fatti improbabili.
Fu lui a coniare la frase "Per chi non crede", segnale d'intesa concordato con gli alleati per il lancio di Foce di Mosceta. La frase voleva essere un monito per coloro che nell'antifascismo ancora titubavano nel passare alla lotta armata.

Sfuggito alla grande retata che i nazifascisti effettuarono per tutta la Versilia nella notte fra il 4 e il 5 marzo riorganizzò con pochi altri l'antifascismo viareggino. Questo è quello che fece recapitare al padre Nicola pochi giorni dopo l'accaduto:

... Se tu per caso avessi modo di rivedere quei signori che vennero a cercarmi la mattina del 5, avrei caro che tu cercassi di giustificarmi presso di loro per quella mia brutta maniera di andarmene senza salutarli. In ogni modo, appena potrò di nuovo vederli, mi scuserò personalmente a voce e li persuaderò di tutte le mie buone intenzioni...

Durante questa retata, essendo stato arrestato di sorpresa, convinse i fascisti di doversi recare al gabinetto prima di essere condotto in caserma e questi, accertatisi che nello stanzino non vi fossero vie d'uscita usabili, accordarono il permesso. In realtà quello che sembrava un impraticabile finestrino si rivelò più che sufficiente al Bertini, che ebbe anche lo spirito di tirare lo sciacquone con un piede subito prima di saltare fuori.

Il 10 giugno 1944 Manfredo Bertini partì alla volta dell'Italia liberata con l'amico Gaetano de Stefanis a bordo di una vecchia motocicletta, l'intenzione era di affinare i metodi di comunicazione con gli alleati e chiarire meglio le esigenze delle formazioni partigiane. Nonostante fossero in possesso di falsi documenti identificativi forniti dal C.L.N. vennero fermati da soldati tedeschi.
Il sangue freddo del Bertini ebbe ancora la meglio: mostrandosi gioviale e pronunciando garbatamente frasi che invece erano pesantemente offensive verso i tedeschi, che d'altra parte non intendevano una parola d'italiano, riuscì a guadagnarsi quel tanto di fiducia che gli permise di appartarsi e liberarsi di tutto ciò che trasportava di compromettente prima di essere perquisito. Oltretutto così facendo i due giovani riuscirono a farsi regalare anche delle sigarette.
Riusciti a raggiungere la V Armata vennero condotti a Roma dove poterono completare la loro missione.

I due però non tornarono in Toscana, vista l'esperienza accumulata nel campo delle trasmisssioni clandestine vennero pregati di recarsi nella valle del Po a creare un servizio simile a quello che funzionava con efficienza in Versilia. Ai primi di agosto vennero paracadutati presso una delle più importanti formazioni dell'Oltrepò pavese, la Divisione "Piacenza", che faceva capo al Partito d'Azione.
In seguito verranno raggiunti anche dai partigiani Mario Robello e Carlo Vassalle, fratello di Vera.

Manfredo Bertini morirà tragicamente il 24 novembre 1944. Ferito e febbricitante, costretto alla ritirata con la "Piacenza" per mancanza di munizioni e sotto l'incalzare di preponderanti forze nazi-fasciste, si rese conto di non poter continuare. Sapendo che mai i compagni l'avrebbero lasciato solo decise di distruggere l'apparecchio ricetrasmittente e di uccidersi con una bomba a mano. Questo è il biglietto lasciato alla famiglia:

Date le mie condizioni di salute, veramente pessime, a seguito della ferita ricevuta tre mesi or sono, sentendomi incapace di proseguire con mezzi propri, anche per la fatica sostenuta durante le giornate di oggi e di ieri, sono costretto a fare quello che sono in procinto di compiere, per consentire agli altri componenti la missione di mettersi in salvo e continuare il lavoro. Sono certo, infatti, che la fatica che li attende i prossimi giorni, nel tentativo di mettere in salvo sé e gli apparati sarà tale da non consentire la cura del sottoscritto; e sono certo d'altra parte, dati anche i rapporti di parentela e di stretta amicizia che mi legano con i componenti le missioni Balilla I e Balilla II, che per nessuna ragione al mondo, diversa da quella che io stesso sto per procurare, i detti componenti abbandonerebbero il sottoscritto.
Giuro di fronte a Dio che la mia di stanotte non è una fuga e questo desidero sappia mio figlio.
Groppo, 24 novembre 1944.

Il sacrificio di Manfredo Bertini è stato premiato da una Medaglio d'Oro al Valor Militare alla memoria.
Prima della guerra Manfredo Bertini era stato un tecnico cinematografico di talento, aveva curato la fotografia di Pioggia d'estate (1937, curandone anche il montaggio), Ragazza che dorme (1940), Cenerentola e il Signor Bonaventura (1941), Il Re d'Inghilterra non paga (1941), La casa senza tempo (1943).

Medaglia d'Oro al Valor Militare, alla memoria

Iniziatore della costituzione di unità di patrioti in Toscana, partecipava a molte azioni di guerra contro i tedeschi con raro sprezzo del pericolo. Traversate le linee si metteva a disposizione degli Alleati e si faceva aviolanciare in territorio occupato dai tedeschi. Incaricato dell'organizzazione del servizio informazioni inviava agenti nell'Italia settentrionale, trasmetteva più di 200 messaggi di notizie militari e collaborava nell'attuazione di numerosi lanci dagli aerei. Combattendo a fianco di un gruppo di patrioti rimaneva gravemente ferito e parzialmente paralizzato ad un braccio. In altra violenta azione contro soverchianti forze nazifasciste dopo essersi strenuamente difeso, esaurite le munizioni, immolava la sua giovane vita per la rinata libertà della Patria.
Toscana, settembre 1943-30 novembre 1944.

Bibliografia

Antifascismo e Resistenza in Versilia
"per chi non crede"
di Francesco Bergamini, Giuliano Bimbi
ANPI Versilia, 1983

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