Mario Chirici

di Giovanni Baldini, 14-7-2003, Creative Commons - Attribuzione 3.0.

Medaglia d'Argento al Valor Militare

Mario Chirici entrò nella Resistenza nel novembre 1943 ricoprendo da subito incarichi di comando in virtù della sua lunga esperienza di soldato e di antifascista.
Iscritto al Partito Repubblicano dal 1912 venne decorato con una Medaglia d'Argento al Valor Militare e due Croci di Guerra durante la prima guerra mondiale. Nel 1920 tenne testa comandando le Avanguardie Repubblicane di Massa Marittima al fascismo dilagante.
Arrestato numerose volte a partire dal 1923, anche per correità nell'attentato al Duce effettuato dall'anarchico Lucetti, venne inviato al confino sull'isola di Lipari e radiato dall'esercito per attività ostile al regime.
Nel 1937 assieme ad un compagno di confino, il comunista Lelio Justovich, cominciò ad organizzare in Istria una cellula antifascista che dal 25 luglio 1943 si operò per inquadrare operai nelle formazioni partigiane. Dopo alcune azioni vittoriose il gruppo di partigiani si divise e Chirici rientrò a Massa Marittima a fine ottobre.

Il 6 novembre 1943 Mario Chirici diviene il comandante della "banda del massetano", iniziando una profonda riorganizzazione. La banda diviene "10° compagnia Guardia Nazionale Giuseppe Garibaldi" (e successivamente "3° Brigata Garibaldi"), viene divisa in numerose squadre e cambia posizione. Dopodiché mette a segno una serie di azioni volte a integrare lo scarsissimo equipaggiamento.

L'eterogeneità degli uomini ai comandi di Chirici era molto marcata e con tutta probabilità fu proprio questo fattore che portò alla dura sconfitta della battaglia di Frassine, il 16 febbraio 1944.
Il Comitato di Liberazione Nazionale di Livorno e il comandante Mario Chirici avevano entrambi ben presente questo problema ma miravano a risolverlo in due maniere molto diverse. Il Chirici cercò di far leva su ciò che tutti i partigiani in formazione avevano ben chiaro: l'antifascismo puro e semplice. Essenzialmente i partigiani dell'Alta Maremma, come quasi tutti i partigiani italiani, erano giovani nati e cresciuti sotto al fascismo, il cui antifascismo era un'opposizione al fascismo di guerra e non tanto una contrapposizione basata su scelte politiche.
Il CLN di Livorno invece operò tramite i commissari politici inviati presso la formazione con il compito di dare una coscienza politica ai partigiani, offrire insomma un'alternativa al fascismo.

Il Chirici reputava che l'azione del CLN portasse divisioni, creando fazioni di diverso stampo politico all'interno della 3° Brigata Garibaldi. Il CLN invece riteneva del tutto inefficaci e poco motivanti le iniziative del comandante.
Sul piano tattico questo rese fragile l'organizzazione militare della formazione partigiana.

All'indomani della sconfitta subita con il rastrellamento di Frassine la componente comunista operò una vera e propria scissione. Il dottor Giorgio Stoppa "Paolo" creò la 23° Brigata Garibaldi, detta "Brigata Boscaglia" (vedi La morte del giovane "Boscaglia"), in cui affluirono numerosi partigiani anche non comunisti.
Le accuse reciproche che si lanciarono in quei giorni le due parti rappresentano bene i due diversi modi di concepire la lotta di Liberazione: soprattutto militare e di stampo libertario e risorgimentale quella del Chirici, popolare e incentrata sulla costruzione di un'alternativa al regime fascista quella dei comunisti.

Dal marzo 1944, dopo un periodo di disorientamento e dispersione della lotta contro i nazifascisti, le due formazioni cominciarono a riprendere le attività con piccoli sabotaggi per poi diventare, con l'esperienza e il miglior controllo del territorio, due spine nel fianco degli occupanti tedeschi. Fra le azioni più significative ci sono la battaglia tenuta a Monterotondo Marittimo e lo scontro di Ponte di Riotorto.

Bibliografia

La Resistenza nell'Alta Maremma
Drammi, contrasti, passioni politiche e generosità
di Pier Nello Martelli
Giardini Editori, 1978

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