Amos Paoli

di Giovanni Baldini, 14-7-2003, Creative Commons - Attribuzione 3.0.

Medaglia d'Oro al Valor Militare, alla memoria

Monumenti che nominano Amos Paoli:
- Monumento a Paoli - Riomagno, Seravezza (LU)

I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto

Amos nasce a Riomagno, nei pressi di Seravezza, il 7 settembre 1917. Già in famiglia apprende a nutrire verso il regime fascista una forte diffidenza.
A seguito della poliomelite Amos rimane completamente paralizzato alle gambe e fin dall'infanzia si muove con un triciclo a mano.

Consapevole di non poter seguire i propri coetanei in montagna, dopo l'8 settembre 1943, comincia una intensa attività di appoggio alla lotta partigiana raccogliendo armi e munizioni, trasportando tale materiale con la sua carrozzella da invalido. La sua attività era legata in particolar modo alla formazione "Luigi Bandelloni".
Il 25 giugno 1944 una soffiata da parte di un fascista, secondo la testimonianza della madre fu un carabiniere della stazione di Seravezza, porta le SS a perquisire la sua casa: vi trovano un'ingente quantità di materiale bellico.

Arrestato con due compagni viene tradotto al Comando delle SS dove si assume le proprie responsabilità scagionando gli amici e i familiari, ma alla richiesta di denunciare i partigiani con cui era in contatto si chiude in un ostinato silenzio.
Dopo due giorni di un continuo alternarsi di lusinghe e violenze le SS, vistisi opporre l'ennesimo rifiuto lo portano sul Monte Quiesa, nei pressi di Compignano, e lo finiscono.

Medaglia d'Oro al Valor Militare, alla memoria

Partigiano operante nella formazione "Bandelloni", pur gravemente menomato agli arti inferiori fin dall'infanzia, si adoperava con grande dedizione come staffetta per il collegamento fra formazioni partigiane operanti in Versilia. Su delazione fascista veniva sorpreso nella sua abitazione dove venivano rinvenuti notevoli quantitativi di armi e munizioni. Assumendosi personalmente ogni responsabilità scagionava gli altri compagni di lotta che riuscivano così ad avere salva la vita. Sottoposto ad atroci torture, nulla rivelava della formazione di appartenenza, per cui veniva trucidato facendo olocausto della sua giovane vita che concludeva al grido di: Viva la libertà, viva l' Italia. Fulgido esempio di cosciente valore, di altruismo e di piena dedizione alla causa della libertà.
Seravezza Massarosa (Lucca), 25 - 27 giugno 1944

Bibliografia

Antifascismo e Resistenza in Versilia
"per chi non crede"
di Francesco Bergamini, Giuliano Bimbi
ANPI Versilia, 1983

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