La strage incompiuta di Palazzaccio d'Arceno

di Claudio Biscarini, 3-8-2012, Tutti i Diritti Riservati.

Questa storia si svolge nel comune di Castelnuovo Berardenga (SI).

Monumenti che si riferiscono a questi fatti:
- Lapide di Palazzaccio d'Arceno (*) - San Gusmè, Castelnuovo Berardenga (SI)
- Sepolcro dei caduti del Palazzaccio - San Gusmè, Castelnuovo Berardenga (SI)

I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto

La mattina del 4 luglio 1944, due partigiani della banda comandata dal sottotenente di fanteria Uliano Grilli, facente parte del IV Gruppo Bande-Settore A del Raggruppamento Patrioti Monte Amiata, ebbe uno scontro a fuoco del tutto fortuito con due militari tedeschi della Divisione Paracadutisti Corazzata Hermann Goering, facenti parte di un reparto acquartierato da un giorno presso il podere Fornaci in provincia di Arezzo.

I due soldati si erano avvicinati al podere Pancole della tenuta di Arceno, comune di Castelnuovo Berardenga, per avere l'autorizzazione dalla massaia a mangiare alcune albicocche. Non ci furono caduti da nessuna parte e i due tedeschi, di cui solo uno probabilmente ferito leggermente, ritornarono precipitosamente al loro comando distante, in linea d'aria, pochi chilometri.

Dopo poco tempo, una squadra di una decina di soldati tedeschi a bordo di un semicingolato, preceduta dal fuoco di alcuni mortai che spararono proietti nella zona dello scontro, si diresse al podere Pancole, posto in basso rispetto al podere Palazzaccio, trovandolo vuoto.
Gli uomini, assieme a quelli del Palazzaccio, si erano nascosti nei boschi non supponendo che i tedeschi avrebbero agito contro donne e bambini. Incendiato il podere Pancole, la squadra tedesca si diresse al Palazzaccio dove si erano concentrate diverse famiglie con circa una trentina di persone. Venne piazzata una mitragliatrice e deve essere stato a qual punto che, capite le intenzioni dei militari che avevano circondato il gruppetto di edifici del podere, i civili si misero a scappare.

Dalla posizione dei corpi, ricostruita grazie a testimoni, si evince che gli uccisi furono colpiti non in un'unica posizione ma in diverse parti della zona adiacente agli edifici e, quindi, mentre stavano scappando colpite da più armi. Non risulta nessun soldato tedesco ucciso da nessuno dei propri commilitoni anche se un testimone, accorso poco dopo la strage, afferma di aver trovato una benda insanguinata a terra, il che fa supporre che ci possa essere stato un ferito leggero da "fuoco amico". Dopo la strage i tedeschi tentarono di incendiare l'edificio principale del podere, ma un violento acquazzone estivo spense il fuoco. I tedeschi, tornando verso il loro comando, uccisero l'unico uomo ammazzato quel giorno che era uscito dal bosco dove si era nascosto. Visto il fumo salire, dal vicino paese di San Gusmé, frazione di Castelnuovo Berardenga, arrivarono i soccorsi che non poterono fare altro che trasportare i poveri corpi al paese.

Al pomeriggio di quello stesso 4 luglio arrivarono a San Gusmé elementi delle forze alleate. Nonostante gli alleati abbiano visto i morti, nessuna inchiesta o denuncia venne mai fatta per arrivare a scoprire i colpevoli della strage, mentre i Carabinieri Reali, in un loro rapporto del 1945, già avevano individuato in militari della Hermann Goering i responsabili dell'eccidio.
In più, specialmente a San Gusmé, per anni si è attivata una piccola "memoria divisa" fra chi vedeva nell'atteggiamento dei partigiani la causa della strage e chi, invece, ne difendeva l'operato. Si giunse perfino a dichiarare che il sottotenente Grilli, per il rimorso di non aver protetto i civili, nell'immediato dopoguerra si era suicidato.
In realtà il Grilli morì nel 1964 per altre cause e nessun appunto può essere fatto né a lui né ai suoi uomini ma la responsabilità ricade tutta sulla divisione Goering che quello stesso 4 luglio stava massacrando i civili delle località di Meleto, Castelnuovo dei Sabbioni e Massa dei Sabbioni, non molto distanti dal Palazzaccio di Arceno.


con Jrank
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