Famiglia Gucci : 6 Agosto 1944
di Serena Gucci, 24-4-2010, Tutti i Diritti Riservati.
Questa storia si svolge nel comune di Fiesole (FI).
Monumenti che si riferiscono a questi fatti:
- Parco della Rimembranza - Fiesole (FI)
- Tabernacolo di Montefiano - Montefiano, Fiesole (FI)
I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto
È la mattina del 6 Agosto 1944.
Fiesole vive i giorni concitati che precedono la liberazione di Firenze: tra bombardamenti, fucilazioni e rastrellamenti di partigiani e di famiglie che li aiutano, da parte delle truppe tedesche.
Sono due soldati a bussare con violenza alla porta della Famiglia Gucci, intorno alle 13, in Via San Clemente.
La figlia maggiore, Gucci Leonetta, di anni 12, li aveva visti arrivare mentre attingeva acqua dal pozzo ed era corsa in casa ad avvisare i familiari.
Fu Giovannini Norma, di anni 31 (moglie di Gucci Aurelio), ad aprire la porta.
I due soldati entrarono spintonandola violentemente e, dopo aver controllato sommariamente le due stanze del piano terra, uno prese un coniglio nelle gabbie sul retro di casa ordinando che gli venisse spellato, mentre l'altro, armato di fucile mitragliatore, fece cenno a Norma di precederlo al piano di sopra.
Al piano di sotto rimangono i nonni, Gucci Ulisse , di anni 77, e Casati Maria di anni 66 con i tre figli, Leonetta, Luciano, di anni 6 e Giancarlo, di neanche 3 anni.
Al piano di sopra il soldato trova il capofamiglia Aurelio, di anni 36, a letto e con regolare congedo per motivi di salute, che prontamente mostra.
Il soldato non guarda neanche il documento e prosegue la perquisizione, forse pensando
di trovare prove che la famiglia Gucci aiutasse i partigiani.
Poi fa cenno a Norma di seguirlo nella stanza accanto dove cerca di violentarla.
Accorso alle grida della moglie, Aurelio aggredisce il soldato a mani nude.
Nella colluttazione il soldato cerca di sparargli, ma Norma afferra la canna del fucile deviando i colpi verso il soffitto; poi riesce a togliergli l'arma dalle mani e a scappare al piano di sotto.
Intanto, richiamati dagli spari, giungono altri soldati che circondano la casa mentre, il soldato che
era con Norma, ripreso il fucile spara, uccidendolo sul colpo davanti alla porta di casa, Ulisse.
Costringe poi la donna a trascinare in casa il cadavere mentre risale al piano di sopra in cerca del
capofamiglia.
Aurelio, con la casa circondata aveva potuto solo scappare da una piccola finestra e rifugiarsi sul tetto.
Purtroppo il soldato lo aveva notato e, nonostante le suppliche della moglie, che cercava di togliergli l'arma, abbattuto.
I soldati se ne vanno mentre Norma, constatata la morte del marito, decide di andare in cerca dei figli, fuggiti attraverso i campi alle prime raffiche di mitragliatore.
Sulla porta le SS hanno lasciato un piantone a guardia della casa, ma fortunatamente in cucina c'è una botola che porta in cantina: lì si trova un'uscita secondaria (la casa è costruita a ridosso di una collina) che lei usa per allontanarsi senza essere vista.
La nonna Casati Maria non si sa quando si sia allontanata da casa.
In cerca del Comando tedesco, situato in una villa lì vicino, era stata vista da testimoni prima presso una casa colonica in cerca di aiuto poi, nel tardo pomeriggio, piantonata da soldati tedeschi.
Fu trovata verso le 19, uccisa per fucilazione, nel campo poco distante il luogo dove ora sorge il tabernacolo in località Bosconi dove sono ricordati i caduti civili della zona.
I bambini, che scappavano per raggiungere il bosco lì vicino, furono raggiunti 200 metri più su della loro casa da alcune raffiche di fucile mitragliatore.
Il figlio minore fu colpito gravemente alla schiena e a un polso: una fucilata che, in un bambino
così piccolo comportò il quasi totale distacco della mano.
La sorella maggiore usò la propria gonna per creare una rudimentale fasciatura, lo prese in braccio e proseguirono la fuga in cerca del vicino comando tedesco, al quale segnalare l'accaduto.
Strada facendo incontrarono dei soldati tedeschi che, non capendo il racconto della ragazzina (o non volendolo capire) li condussero a una vicina casa colonica.
La famiglia che abitava lì, conoscente dei Gucci, visto il bambino così gravemente ferito, crea con una scala di legno una barella rudimentale con cui trasportarlo all'Ospedalino di Fiesole, operativo pure in mezzo al caos della guerra e dei bombardamenti.
Nel mentre li raggiunge la madre che, sconvolta e in lacrime, racconta l'accaduto.
Madre e figlia cercano di raggiungere la chiesa di S.Michele a Muscoli per sapere se la nonna fosse passata di lì.
È lo stesso parroco a consigliarle di andare con lui al Seminario di Fiesole, adibito in quei giorni a centro sfollati, passando per vie secondarie.
Giancarlo fu ricoverato all'ospedalino di Fiesole dove il medico che lo curò compì un grande miracolo salvandolo e guarendolo, poiché poteva perdere una mano e rimanere paralizzato a causa della ferita alla schiena.
Il figlio mezzano, Luciano, si ruppe un braccio a causa dello spostamento d'aria per lo scoppio di una granata, mentre la madre, Norma, era sotto shock per il dolore dei lutti subiti.
Dal giorno 6 Agosto al 15 dello stesso mese i corpi di Ulisse, Aurelio e Maria rimangono là dove furono uccisi.
I tedeschi non davano la possibilità di avvicinarsi, neanche la Curia ottiene il permesso.
Sono i vicini di casa a ottenere che i corpi vengano rimossi.
Le SS costringono due contadini a scavare una fossa sul retro di casa e a seppellirli lì; mentre la nonna Maria verrà coperta con poche palate di terra dalla sorella, nel campo dove è stata fucilata.
Dopo la Liberazione di Fiesole, il 1° Settembre, i partigiani costruirono per loro delle bare rudimentali con il legname delle cassette per le munizioni.
I loro corpi riposano al Sacrario dei Partigiani presso il Cimitero di Rifredi a Firenze, mentre i loro nomi figurano sul tabernacolo dei Bosconi e sulla Lapide ai caduti di Fiesole lungo la salita che porta alla Chiesa di S. Francesco.
I superstiti della Famiglia Gucci poterono rientrare nella propria casa solo a fine di Ottobre, trovandola devastata e depredata di tutto.
In seguito si è appreso che un vicino che mirava ad avere un qualche “vantaggio” dalle SS denunciò i Gucci come famiglia che aiutava i partigiani.
Cosa peraltro non vera.
La signora Giovannini Norma rese testimonianza solo una volta, per la denuncia alle autorità, poi non ne ha più voluto parlare.
Ha continuato tutta la vita a rendere omaggio con fiori e messe ai propri cari, fino alla morte avvenuta nel 2001, mentre Gucci Leonetta, tramite l'ANPI e il Comune di Fiesole ha continuato a testimoniare la storia della sua famiglia soprattutto davanti ai giovani, fino alla morte avvenuta nel 2007.