Sangue sulla Nievole

di Roberto Daghini, 22-10-2008, Tutti i Diritti Riservati.

Questa storia si svolge nel comune di Montecatini-Terme (PT).

Monumenti che si riferiscono a questi fatti:
- Cippo a Francesconi (*) - Nievole, Montecatini-Terme (PT)

I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto

L'8 agosto 1944 i tedeschi e i fascisti locali effettuarono un rastrellamento nel paese della Nievole.
I militi erano alla ricerca di armi e di partigiani. Furono perquisite alcune abitazioni in località Vannini, fra le quali la casa di Cesare Francesconi in cui non venne trovato niente. Ma in un abitazione a fianco, di cui i Francesconi avevano la chiave e la custodia, trovarono numerosi viveri lasciati dal proprietario. Questo bastò per arrestare il Francesconi.

Il rastrellamento continuò con l'arresto di Quinto Mazzoncini (amico del Francesconi), di Orlando Buralli e di un certo "Napolino", sfollato in casa dei Buralli. Portati al comando tedesco furono interrogati alla presenza di sette fascisti, di cui due di Serravalle e gli altri della Nievole, e di ufficiali tedeschi.
Gli fu chiesto se sapevano dove fossero nascosti i partigiani.

Disperata, la moglie del Mazzoncini raggiunse il comando tedesco di Vannini e chiese del marito e degli altri ostaggi. Un fascista del posto disse che stavano discutendo per trattare la loro liberazione.
Dopo circa due ore dalla cattura il Buralli e "Napolino" furono liberati.

Alle ore ventidue il Francesconi e il Mazzoncini furono portati da due tedeschi in località "Le vigne". I tedeschi, ubriachi, cominciarono a scavare una fossa, gli ostaggi furono messi in cima ad un ciglio.
Durante i preparativi dei tedeschi il Mazzoncini capì che li avrebbero fucilati e propose al compagno di tentare la fuga, ma Francesconi rispose che non se la sentiva, che non aveva motivo di aver paura perché non aveva fatto nulla di male.

Approfittando di un attimo di distrazione dei tedeschi il Mazzoncini si gettò lungo la scarpata, i tedeschi lo fecero segno di numerosi colpi di mitra e bombe a mano, ma nascosto dentro un cannetto aspettò che cessasse il fuoco e risalì la scarpata dalla parte opposta.
Durante la fuga il Mazzoncini si era ferito con del filo di ferro perché era stato catturato scalzo ma la paura era così tanta che non sentì alcun dolore. Cercando di non lasciare tracce raggiunse l'abitazione dei fratelli Armando e Orlando Francesconi a cui chiese di avvertire la sorella e la famiglia che era vivo.
I Francesconi lo aiutarono: il Mazzoncini rimase nascosto nei boschi circostanti per venti giorni prima di fare ritorno a casa. Fortunatamente i tedeschi e i fascisti non trovando il corpo pensarono che fosse morto e che i suoi resti fossero stati portati via dai partigiani locali.

La fiducia di Cesare Francesconi non fu premiata: i tedeschi lo fucilarono subito, lo sotterarono e la famiglia lo trovò il giorno dopo, con i piedi fuori dalla terra.

A fine guerra fu fatta un'inchiesta grazie alla quale si conoscono tutti i nomi dei fascisti che parteciparono alla cattura, ma come in molti altri casi non si è mai arrivati ad una condanna.

Nota

L'autore desidera ringraziare i signori Francesco e Giuseppe Francesconi e Cesare Mazzoncini, figli rispettivamente di Cesare e Orlando Francesconi e Quinto Mazzoncini, per le testimonianze orali concesse il 6-9-2008.
La foto di Cesare Francesconi appartiene a Francesco Francesconi.

Cesare Francesconi
Cesare Francesconi
foto di Francesco Francesconi
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