La distruzione di Padulivo
di Giovanni Baldini, 9-1-2004, Creative Commons - Attribuzione 3.0.
Questa storia si svolge nel comune di Vicchio (FI).
Monumenti che si riferiscono a questi fatti:
- Monumento di Padulivo - Padulivo, Vicchio (FI)
I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto
Il mattino del 10 luglio 1944 si presentò alla fattoria di Padulivo un reparto SS composto da una sessantina di uomini con lo scopo di requisire bestiame. A Padulivo in quei giorni erano ospitati più di 150 persone, in gran parte sfollati provenienti da Vicchio, ma la fattoria veniva tenuta d'occhio dai nazifascisti perchè vi era il sospetto (fondato) che il proprietario Aldo Galardi aiutasse e saltuariamente ospitasse i partigiani che erano acquartierati sulla cima di Monte Giovi.
Nella perquisizione i tedeschi si accorsero che era stato portato via da poco un cavallo e ne chiesero conto. Il cavallo era infatti stato requisito dai partigiani. Gli ufficiali tedeschi allora avvertirono che se non avessero avuto quel cavallo avrebbero bruciata l'intera fattoria.
Una donna si prese l'incarico di recuperarlo.
Con questa mossa però i partigiani poterono essere avvertiti della presenza e della consistenza del reparto SS: quando i tedeschi si ritirarono da Padulivo i partigiani li attesero poco lontanto. Nell'imboscata cadde un soldato ed un altro rimase ferito.
I tedeschi rientrarono rapidamente alla fattoria dove dopo aver ottenuto aiuto per medicare il ferito arrestarono tutti coloro che poterono trovare. Incendiata la fattoria e l'abitato circostante incolonnarono gli oltre cento prigionieri verso Vicchio.
Giunti al ponte dove aveva avuto luogo l'imboscata partigiana mitragliarono 10 uomini e la donna che si era prestata al recupero del cavallo. Uno degli uomini non soccombette immediatamente, ma non si riebbe mai dalle gravi ferite e morì tempo dopo.
Dopo una notte di prigionia i cento catturati subirono un interrogatorio e vennero rilasciati, ad eccezione di quattro uomini e di tre donne. Gli uomini vennero usati per requisire altro bestiame, poi vennero portati di nuovo nel luogo dell'agguato partigiano e uccisi.
Bibliografia
- Passi nella memoria
Guida ai luoghi delle stragi nazifasciste in Toscana -
di Paolo De Simonis
Carocci, 2004
ISBN 88-430-2932-0