La strage di Castello

di David Irdani, 2-10-2006, Creative Commons - Attribuzione 3.0.

Questa storia si svolge nel comune di Firenze.

Monumenti che si riferiscono a questi fatti:
- Lapide dei partigiani caduti del comune di Firenze - Firenze
- Lapide dell'Istituto Farmaceutico Militare (*) - Castello, Firenze
- Sacrario dei partigiani fiorentini - Rifredi, Firenze
- Sepolcri di vittime civili a Castello - Castello, Firenze

I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto

Teatro del massacro furono i sotterranei dell' Istituto Chimico Farmaceutico Militare di via Reginaldo Giuliani, adibiti allora a rifugio antiaereo e dove la popolazione civile della zona si era rifugiata per sfuggire alle bombe.

Verso le ore 21 del 5 agosto 1944 un gruppo di soldati tedeschi si presentò ad una casa della zona con la scusa di chiedere dei viveri ma, fatti passare in casa, tentarono di violentare una giovane donna. Mentre la donna cercava di difendersi partì un colpo di pistola, non si sa bene se sparato da un soldato che cercava di impedire lo stupro o partito per caso, che ferì uno degli aggressori. A questo punto i soldati si dileguarono mentre la donna con i propri familiari si nascosero nel vicino ospedale di Careggi; il codice tedesco di guerra prevedeva pene severissime per i suoi soldati che si macchiavano di reati di stupro.
I soldati aggressori, tornati al comando, dissero al loro comandante che il loro commilitone era stato ferito da un italiano lungo via Reginaldo Giuliani in modo da evitare la corte marziale. Il capitano Kuhne, comandante della zona, dette ordine di fucilare dieci italiani per rappresaglia.

Verso le ore 22.30 un plotone di soldati tedeschi bussò alla porta del rifugio dell'Istituto Chimico Farmaceutico Militare; andò a aprire un giovane, Silvano Fiorini, che venne preso a pugni con l'accusa di essere un partigiano: il ragazzo provò a difendersi ma venne freddato con un colpo alla testa. Scesi negli scantinati, i tedeschi lanciarono bombe lacrimogene per fare uscire la gente nascosta.

Un gruppetto di uomini fu portato fuori, perquisito e poi messo lungo un muro: alcuni di loro, capendo cosa li aspettava, tentarono una fuga disperata attraverso una presa d'aria. Due ce la fecero mentre un terzo, il partigiano Beppino Mazzola, venne colpito a morte. Altri ostaggi si salvarono in maniera fortunosa, uno fingendosi morto dopo una ruzzolata dalle scale; un altro nascondendosi tra i cadaveri dei fucilati; un giovane invalido si salvò per il buon cuore di un tedesco che cedette alle preghiere della mamma; un altro ostaggio riuscì a scappare da un ufficio mentre un soldato gli proponeva di salvargli la vita se andava a lavorare per i tedeschi.

Dieci uomini vennero quindi mandati a morte. La loro fucilazione si svolse tra il terrore dei parenti fra le 22 e le 23:30 dello stesso giorno. I nomi delle vittime sono: Francesco Granili (44 anni), Michele Lepri (33 anni), Tullio Tiezzi (47 anni), Mario Lippi (44 anni), Ugo Bracciotti (44 anni), Aldo Bartoli (31 anni), Attilio Uvali, Francesco Iacomelli (57 anni), Giorgio Biondo (36 anni), Vittorio Nardi (16 anni).
Quest'ultimo cugino di Loder Pirro "Gambalesta" che fu capitano della Brigata "Fanciullacci" operante su Monte Morello.
A questi si aggiungono Silvano Fiorini (23 anni) e Beppino Mazzola precedentemente menzionati.

La rabbia dei soldati nazisti proseguì dopo la strage con il saccheggio delle case della zona e altre minacce ai superstiti. Dei fucilati, pare che solo tre di loro fossero effettivamente dei partigiani (Silvano Fiorini, Mario Lippi e il giovanissimo Vittorio Nardi) ma che in quel periodo non fossero attivi.

Al momento della liberazione della zona i soldati inglesi aprirono una indagine condotta dal sergente Smedley, conclusa nel giugno 1945, che giudicò colpevoli del massacro il capitano Kuhne ed il maggiore Grundman.

Come tante stragi naziste in Italia anche questa rimase impunita, anche se pare che uno dei due responsabili (a detta delle testimonianze di Giorgio Pipoli e di una donna che aveva dovuto ospitare il comando tedesco in casa) venisse ucciso nel centro di Firenze dai partigiani durante l'insurrezione della città una settimana dopo.

Bibliografia

La Strage di Castello
5 agosto 1944
a cura di Stuart Hood, Alvaro Biagiotti, Maria Serena Quercioli, Francesco Frati
Comune Firenze, 2005

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