La Brigata Buricchi e l'eccidio di Figline

di Giovanni Baldini, 28-7-2003, Creative Commons - Attribuzione 3.0.

Questa storia si svolge nei comuni di Prato, Vaiano (PO).

Monumenti che si riferiscono a questi fatti:
- Bassorilievo dei martiri di Figline (*) - Figline, Prato
- Lapide a Giubilei (*) - Vaiano (PO)
- Lapide ai caduti di Schignano - Schignano, Vaiano (PO)
- Lapide dell'Eccidio di Figline (*) - Figline, Prato
- Monumento a Moggi e Ferrucci - Figline, Prato
- Monumento dei Faggi di Javello - Pian delle Vergini, Prato
- Monumento dell'Eccidio di Figline - Figline, Prato
- Monumento di Schignano (*) - Schignano, Vaiano (PO)
- Vecchio cippo dei Faggi di Javello - Pian delle Vergini, Prato

I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto

La faggeta sulla cresta del monte Javello fu per alcuni mesi un rifugio per i partigiani pratesi.
In particolare vi stazionò nel marzo del '44 la Formazione Orlando Storai e da giugno fino alla liberazione la Brigata Bogardo Buricchi.

La stretta collaborazione fra i partigiani della Buricchi e le famiglie del luogo permise di sottrarre alle razzie dei tedeschi centinaia di capi di bestiame. In quei mesi il latte dei Faggi di Javello riforniva clandestinamente molti poderi, a volte i partigiani riuscivano a far avere il latte dei Faggi anche all'ospedale di Prato.

La mattina del 6 settembre 1944 la Brigata "Buricchi" lascia il monte Javello per scendere a valle e partecipare alla liberazione di Prato, con un sistema di staffette si avvicina suddivisa in vari gruppi all'abitato di Figline.

Ma grazie ad una soffiata i tedeschi erano pronti già dalla sera precedente. Non sapendo dove precisamente i partigiani avrebbero abbandonato i boschi i tedeschi dispiegarono un ingente quantitativo di uomini e di mezzi chiudendo completamente la vallata.

Più gruppi di partigiani vengono in contatto con l'esercito tedesco, alcuni partigiani vengono uccisi, feriti o fatti prigionieri. Molti altri si sbandano e sono vittime dei successivi rastrellamenti.
Sulla spalletta del torrente Bardena vengono allineati 31 partigiani, alcuni feriti o addirittura già morti. Mentre vengono impiccati uno ad uno cade sull'abitato un colpo dell'artiglieria alleata. Nel fumo e nel fuggi fuggi generale un partigiano riesce a scappare. Poco dopo un secondo colpo d'artiglieria replica la scena ed un secondo partigiano riesce ad allargare il nodo che già aveva alla gola e fuggire, ma si rifugia in un nascondiglio pieno di tedeschi. Lo rimettono sullo sgabello ma prima che glielo levino di sotto i piedi un terzo colpo di obice si abbatte di nuovo nella zona, questa volta il partigiano riuscirà a scappare.
Ad uno dei partigiani si rompe la corda, in spregio alla consetudine che farebbe salvo il condannato i tedeschi lo obbligano a riannodarsi la corda e a risalire sullo sgabello.

Alla fine della giornata 29 corpi penderanno dalle travi della via che oggi è a loro intitolata.
Le corde usate in quell'occasione sono tutt'oggi conservate in una teca del monumento poco distante.

I partigiani sbandati

Molti dei partigiani sbandati vennero intercettati nei pressi di Schignano e Vaiano, anche a giorni di distanza, e lì impiccati.

Più articolata l'avventura di un gruppo di cinque partigiani: vennero presi all'altezza di Cerreto mentre tornavano verso i monti, fra loro Armando Bardazzi e i fratelli Moggi. I cinque però aggrediscono le loro guardie e dopo una dura lotta ne hanno ragione. Ferruccio Moggi nel tentativo di salvare il fratello Gino rimane ucciso da un colpo di fucile alla schiena.
Un giovane di Cerreto, Enzo Fissi, venne passato per le armi nello stesso luogo poco tempo dopo, passava di lì per caso.

Ricerche recenti

E' da ricordare che quella di Figline è finora una strage impunita, solo di recente studiosi indipendenti sono riusciti a dare un nome all'ufficiale nazista che impartì i comandi. E questo nonostante che gli americani arrivati a Figline avessero raccolto un soldato tedesco ferito (a cui la popolazione aveva prestato i primi soccorsi): è impensabile che il prigioniero non sapesse i nomi dei propri ufficiali, ma l'esercito americano scelse di secretare queste informazioni impedendo di fatto l'istituzione di un processo per crimini di guerra.


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