Villa Triste

di Giovanni Baldini, 9-2-2004, Creative Commons - Attribuzione 3.0.

Questa storia si svolge nel comune di Firenze.

Monumenti che si riferiscono a questi fatti:
- La terrazza dei partigiani - Soffiano, Firenze
- Lapide dei partigiani caduti del comune di Firenze - Firenze
- Lapide di Villa Triste - Firenze
- Sacrario dei partigiani fiorentini - Rifredi, Firenze

I monumenti segnati con l'asterisco si trovano sul luogo dell'accaduto

Il 17 settembre 1943 si costituisce a Firenze la 92° legione della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale. La 92° legione aveva al suo interno un autonomo "Ufficio politico investigativo", comandato da Mario Carità.
Quella che è rimasta nella memoria come "Banda Carità" era composta, funzionalmente ai compiti per cui era stata pensata, da individui per i quali l'adesione alla Repubblica Sociale Italiana garantiva una tacita amnistia: rapinatori, evasi, autori di reati gravi e anche persone per cui è ben lecito dubitare della sanità mentale.

Nel tempo la Banda cambia sede più volte e aumenta considerevolmente l'organico fino a quando, forte di quasi 200 uomini, non trova una sede centrale definitiva in via Bolognese.
Il palazzo situato in via Bolognese al numero 67 era stato requisito dall'esercito tedesco per farne la sede della polizia politica (la S.D.: Sicherheintdienst), gli scantinati e parte dei piani più bassi verranno affidati agli uomini di Carità che in seguito assumono la denominazione ufficiale di R.S.S. (Reparto Servizi Speciali).
Nasce così "Villa Triste".

La polizia politica tedesca è già nota per la crudeltà indiscriminata ma il suo comandante lascerà comunque i lavori più infami e sadici al RSS.
Mario Carità era il comandante indiscusso del RSS ma spiccavano nello stato maggiore personaggi come Pietro Koch, che sarà in seguito in Italia settentrionale, degno continuatore dei metodi appresi a Villa Triste. L'organizzazione gerarchica terminava con le squadre: la "squadra degli assassini", la "squadra della labbrata" e i "quattro santi".

A Villa Triste passarono alcuni dei nomi più conosciuti della Resistenza fiorentina: primo fra tutti il gappista Bruno Fanciullacci, che viene seviziato nei modi più barbari, quasi evirato con pugnalate al basso ventre e martoriato con uno degli strumenti che Carità usava con più efficacia: si trattava di un anello metallico da cui sporgeva una punta anch'essa di metallo, i pugni tirati con quello colpivano le ossa come scalpelli.
Fanciullacci riuscì a resistere e non parlò. Fuggito ai suoi aguzzini e riarrestato, sapendo a cosa andava incontro si gettò dal secondo piano di Villa Triste; forse per tentare un'ultima fuga o forse conscio di non poter reggere ad un nuovo interrogatorio. Bruno Fanciullacci muore in quella caduta.
Nel 2003 l'amministrazione comunale ha intitolato lo slargo su cui si affaccia Villa Triste a Fanciullacci, medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Nel novembre 1943, quando ancora Carità e i suoi uomini non avevano sede fissa, riuscirono a smantellare il primo comando militare istituito dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale grazie a una spia, arrestando tutti i componenti con l'esclusione del liberale Aldobrando Medici Tornaquinci, assente dalla riunione, e del comunista Alessandro Sinigaglia che riuscì a sfuggire. Adone Zoli e i figli, democristiani, arrestati in quell'occasione, verranno torturati in una casa in via Benedetto Varchi.
Sinigaglia sarà poi attivamente ricercato fino all'incontro coi "Quattro Santi" in via Pandolfini.

Anche l'azionista Anna Maria Enriques Agnoletti sarà ospite di Villa Triste, torturata fino ai limiti della follia, obbligata a stare in piedi senza poter dormire per sette giorni, prima di venir fucilata insieme ai patrioti di Radio CORA nei boschi di Cercina.

Compitare un elenco delle persone che anche solo per sospetti o delazioni fasulle hanno subito le violenze più atroci dalla Banda Carità non è materialmente possibile, così come non è narrabile tutto il sadismo che animava collaboratori di Carità come padre Ildefonso, monaco benedettino che usava coprire le urla dei torturati suonando canzonette napoletane al pianoforte. E padre Ildefonso non era il solo religioso ad affiancare il lavoro dei torturatori, così come non solo uomini si sono macchiati di questi delitti visto che numerose testimonianze concordano sulla partecipazione di alcune donne agli interrogatori.

All'avvicinarsi del fronte Mario Carità fugge a nord, le redini del gruppo vengono prese da Giuseppe Bernasconi, che si macchia tra l'altro della strage di piazza Tasso.

Mario Carità terminerà la sua lunga sequenza di nefandezze (vedi anche Ceppeto, Campo di Marte e Villa Terzollina) a guerra finita, ucciso resistendo all'arresto da parte di due soldati americani all'Alpe di Siusi, in Alto Adige.
I componenti della Banda verranno processati a Lucca nei primi anni cinquanta e condannati all'ergastolo, poi le pene massime verranno ridotte a trenta anni di reclusione e a molti imputati saranno concesse incredibili attenuanti. Infine, per l'azione dell'amnistia del 1953, pochi di loro faranno più di qualche mese di galera.

foto originale [581,5 KB] in una nuova finestra
[Creative Commons - Attribuzione 3.0]
foto originale [587,2 KB] in una nuova finestra
[Creative Commons - Attribuzione 3.0]

con Jrank
ResistenzaToscana.it - Le associazioni federate